Un popolo cordiale, una natura esuberante, architetture che raccontano vicende dolorose, chiese che esprimono una fede salda e mercati che espongono il frutto artigianale di antichi saperi: il Nicaragua è un Paese che sa emozionare, sorprendere, intenerire. E che non lascia indifferenti ma sa insinuarsi nelle corde emotive dei ricordi più belli.
Managua, la capitale, la città senza numeri civici e nomi delle vie, è solo un luogo di atterraggio e di passaggio: vista la cattedrale pericolante danneggiata dal terremoto del 1972, che si affaccia su una piazza teatro di parate militari, e la nuova Cattedrale della Concepcion che,
con le sue 66 cupole, ricorda curiosamente una moschea e rivela all’interno interessanti giochi di luce, via verso il Vulcano Masaya, nel parco omonimo ad ammirare l’incredibile gioco delle nuvole che si confondono con le colonne di gas solforosi vicino al cratere.
Un pranzo speciale ai piedi del vulcano? Al Ristorante El Bucanero: non solo per l’ottima carne accompagnata da chimichurri, miscela verde di erbe e spezie, ma anche per l’incredibile vista sulla grande e placida laguna di Masaya che occupa un antico cratere. E’ così giunta l’ora dei mercati: quello artigianale e quello municipale a Masaya, dove si possono acquistare amache di ogni genere e colore, borse in pelle, manufatti in legno e ceramiche.
La prossima tappa è Granada: sorprende per l’eleganza coloniale, i locali chic lungo la strada della Calzada o l’Avenida La Sirena dove si può assaggiare il Flor De Caña (il migliore rum del Nicaragua). Alcuni negozi, come la Galeria de Artes in Calle Real Xalteva, espongono pezzi ricercatissimi.
Gli hotel sono raffinati: La Gran Francia è un boutique hotel di charme dove ogni dettaglio è uno scampolo di storia. Val la pena fare un giro in carrozza e salire sulla torre campanaria della Chiesa di La Merced, perdersi tra strade, piazze e chiese, visitare il Convento di San Francesco (il più antico del centroamerica) con museo annesso, il Mercado Municipal e il Caffè Sorrisas, dove Tio Antonio ha creato un bar con annesso laboratorio di amache per ragazzi disadattati e diversamente abili.
Lo street food in Nicaragua è un’altra sorpresa: sosta d’obbligo a un comedor (specie di bar di strada) per provare il vigoron (riso con pollo, salsicce e crema di fagioli) e un bicchiere di pittaya, il succo viola scarlatto che deriva dal frutto del cactus selvatico.
In barca si esplorano Las Isletas: 365 isolette private sul Lago Cocibolca (il secondo più grande al mondo), lo stesso sul quale si affaccia Granada, dove pullulano ville e piscine e le scimmie si avvicinano alle barche in cerca di cibo. Il Nicaragua è terra di leggende: si visita l’isola di Ometepe la più grande isola lacustre al mondo, formata da due grandi vulcani attivi di oltre 1.600 metri di quota: il Madera e il Conception. Qui due innamorati infelici vennero affogati e riaffiorarono sotto altre sembianze: lei solo con i seni che oggi sono le isole Ometepe, e lui creando l’isolotto Zapatera.
E’ poi la volta del Vulcano Mombachho: avvicinandosi alle fumarole, nella vasta foresta si possono avvistare orme di puma e, con un po’ di fortuna, il raro uccello guardabarranco dai colori delicati. Una sosta per un caffè alla vaniglia e si saluta il vulcano.
La prossima tappa è il Pacifico: si percorre lungo la Panamericana un tratto della “Ruta de Transito”, un tempo usta dai cercatori d’oro nell’800 quando da New York, per non attraversare il pericoloso centro degli Stati Uniti, navigavano nell’Atlantico fino a imboccare il Rio san Juan, attraversavano il lago e raggiungevano il Pacifico per imbarcarsi alla volta della California.
San Juan del Sur accoglie con ristorantini affacciati sul mare, clima rilassato e lunghe onde oceaniche. Nei pressi a Playa El Coco una nursery di tartarughe custodisce le preziose uova e alla schiusa i piccoli esemplari si muovono all’unisono verso l’Oceano. Osservarli mentre muovono i primi passi e vederli sparire nelle acque ombrose del tramonto è uno spettacolo che suscita un’immensa tenerezza.
La notte, al Refugio de Vida Silvestre La Flor, sulla spiaggia decine di tartarughe immobili come massi depongono le uova e, dopo aver ricompattato le buche, riprendono lentamente la via del mare, alcune dirette fino in Australia. Le si osserva in silenzio e al buio, mentre i guardiani controllano che nessuno le disturbi. Un silenzio che sembra sconfinare nella notte dei tempi e che sarà ricordato come un momento di profonda e intima unione personale con il Creato.
León ha un’anima rivoluzionaria, murales lungo le strade, mercati affollati, ragazzi che vendono granite su carrettini tappezzati di preghiere, bus pubblici che sono praticamente camion, suonatori di tamburi e santi portati in processione. E una cattedrale che impressiona per bellezza e grandezza (la più grande del Centroamerica): d’obbligo salire sul tetto, che è candido come neve, per ammirare (a piedi scalzi) la città con la sua corona di vulcani fumanti. A León si trovano le principali università, il museo di arte contemporanea “Ortiz-Gurdian”, il più fornito del Centroamerica con un allestimento di tutto rispetto, la tomba del poeta Rubén Dario e il Museo de la Revolucion.
E per concludere: un tuffo nelle acque limpide e calde di Corn Island. Un tempo conosciute come le isole delle mangrovie, Big Corn Island e Little Corn Island, sono un’oasi di pace in mezzo allo splendido Mar dei Caraibi.
Un itinerario di 12 giorni/10 notti firmato Vuela, tour operator specializzato in Centro e Sudamerica, che alla possente natura dei vulcani alterna il fascino di città coloniali, i colori sgargianti dei mercati grondanti di amache, lo stupore di spiagge incontaminate e il sorriso dell’accoglienza nicaraguense
“Nicaragua Classico con estensione a Corn Island” 12 giorni / 10 notti:
Managua – Leòn – Masaya – Granada – Mombacho – Ometepe – San Juan del sur – Corn Island
a partire da 1.680 euro, inclusi soggiorno con prima colazione, voli intercontinentali e interni, guida in italiano, visite e ingressi ai parchi, city tour (tasse aeroportuali escluse).
Via Padova 60, Milano
tel. 02.26.80.91.17
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